Sull'inserto "Le Guide ai sapori e ai piaceri di TODI" de La Repubblica mi descrivono in questo modo:
"Dell'acqua sole bevere chi non have del vino", vale a dire "grave errore commettere chi pur avendo vino persiste nel mantenersi astemio". È un claim centrato per un produttore di vino, ideale per un vignaiolo tuderte, perfetto nel caso di Iacopo Paolucci che al proprio vino di punta, l'etichetta simbolo della sua giovane cantina, ha dato come nome proprio quello del celebre poeta medievale Jacopone da Todi, autore di quel verso con cui cantava il vino, quel nettare degli dei esaltato dagli antichi come mezzo per gustare le gioie della vita fin dai tempi più remoti, come racconta il produttore, fonte di ispirazione, al pari di una musa, nel sostenimento e nell'esaltazione della creatività degli artisti.
E così Iacopo Paolucci, in omaggio a Jacopone, produce con questo nome il suo Grechetto di Todi, su cui fa un lavoro certosino, vino che deriva in purezza dalla varietà principe di Todi e solo dal mosto fiore ottenuto utilizzando le migliori uve raccolte a mano, un vino di colore dorato con sfumature ambrate, delicato nei profumi varietali, di struttura, sapido e persistente. È il suo cavallo di battaglia, senz'altro la produzione più rappresentativa della sua azienda che si pone come una realtà artigianale, una nicchia da tenere in considerazione.
Il progetto d'altronde ha un taglio tutto personale, nasce dall'idea imprenditoriale di Iacopo, enologo, che, con una propria conoscenza diretta dovuta agli studi e poi perfezionata attraverso l'osservazione e la pratica in importanti aziende vitivinicole del Centro Italia, ha scelto questa zona per metter su la propria produzione. Ha cosi individuato in Doglio, una suggestiva località nei pressi di Todi, nel comune di Montecastello di Vibio, il luogo più adatto per la creazione di una propria impresa. Una nuova cantina cinta di nuovi vigneti, un progetto misurato e curato in cui appare chiaro l'intento di produrre solo vini tipici, in sintonia con la natura e di prima qualità.
Nella scelta viticola ha infatti puntato alla valorizzazione di vitigni autoctoni come il Grechetto di Todi, il Trebbiano Spoletino e nota distintiva e interessante, il Grero di Todi, un vitigno a bacca rossa coltivato nell'antichità da queste parti e recentemente riscoperto nell'areale del tuderte. Non mancano varietà internazionali tradizionalmente coltivate in zona. Tutte le vigne insistono ad un altitudine di 500 metri sul livello del mare e sono allevate responsabilmente senza l'utilizzo di trattamenti sistemici, concimi chimici e diserbanti.
Attenzione all'integrità dei frutti che denota anche le operazioni di cantina. Nascono così circa 20.000 bottiglia ogni anno, dal citato Grechetto Iacopone al Dogliasco, un Viognier Umbria IGT, dalle etichette Il Ponziano, Igt Umbria da Trebbiano Spoletino, a Il Roscialesco, un rosso da Sangiovese, Merlot e Grero, carietà quest'ultima da cui Paolucci ottiene un altro rosso, il Nero Jacopone, da uve Grero in purezza.
"Dell'acqua sole bevere chi non have del vino", vale a dire "grave errore commettere chi pur avendo vino persiste nel mantenersi astemio". È un claim centrato per un produttore di vino, ideale per un vignaiolo tuderte, perfetto nel caso di Iacopo Paolucci che al proprio vino di punta, l'etichetta simbolo della sua giovane cantina, ha dato come nome proprio quello del celebre poeta medievale Jacopone da Todi, autore di quel verso con cui cantava il vino, quel nettare degli dei esaltato dagli antichi come mezzo per gustare le gioie della vita fin dai tempi più remoti, come racconta il produttore, fonte di ispirazione, al pari di una musa, nel sostenimento e nell'esaltazione della creatività degli artisti.
E così Iacopo Paolucci, in omaggio a Jacopone, produce con questo nome il suo Grechetto di Todi, su cui fa un lavoro certosino, vino che deriva in purezza dalla varietà principe di Todi e solo dal mosto fiore ottenuto utilizzando le migliori uve raccolte a mano, un vino di colore dorato con sfumature ambrate, delicato nei profumi varietali, di struttura, sapido e persistente. È il suo cavallo di battaglia, senz'altro la produzione più rappresentativa della sua azienda che si pone come una realtà artigianale, una nicchia da tenere in considerazione.
Il progetto d'altronde ha un taglio tutto personale, nasce dall'idea imprenditoriale di Iacopo, enologo, che, con una propria conoscenza diretta dovuta agli studi e poi perfezionata attraverso l'osservazione e la pratica in importanti aziende vitivinicole del Centro Italia, ha scelto questa zona per metter su la propria produzione. Ha cosi individuato in Doglio, una suggestiva località nei pressi di Todi, nel comune di Montecastello di Vibio, il luogo più adatto per la creazione di una propria impresa. Una nuova cantina cinta di nuovi vigneti, un progetto misurato e curato in cui appare chiaro l'intento di produrre solo vini tipici, in sintonia con la natura e di prima qualità.
Nella scelta viticola ha infatti puntato alla valorizzazione di vitigni autoctoni come il Grechetto di Todi, il Trebbiano Spoletino e nota distintiva e interessante, il Grero di Todi, un vitigno a bacca rossa coltivato nell'antichità da queste parti e recentemente riscoperto nell'areale del tuderte. Non mancano varietà internazionali tradizionalmente coltivate in zona. Tutte le vigne insistono ad un altitudine di 500 metri sul livello del mare e sono allevate responsabilmente senza l'utilizzo di trattamenti sistemici, concimi chimici e diserbanti.
Attenzione all'integrità dei frutti che denota anche le operazioni di cantina. Nascono così circa 20.000 bottiglia ogni anno, dal citato Grechetto Iacopone al Dogliasco, un Viognier Umbria IGT, dalle etichette Il Ponziano, Igt Umbria da Trebbiano Spoletino, a Il Roscialesco, un rosso da Sangiovese, Merlot e Grero, carietà quest'ultima da cui Paolucci ottiene un altro rosso, il Nero Jacopone, da uve Grero in purezza.